Va dove ti porta il cuore? Va dove ti pare.
Dove c’è la vita con tutte le sue pene e le sue gioie
Una mente tranquilla non si lascia turbare da tormenti inutili.
Si occupa delle cose vere, di quelle che contano per sempre
Le emozioni ti sono care, ma i pensieri giusti, un volta calmati i sensi, sono da preferire.
Ti disturba certo il pensare che tutto ha una fine, ma se tutto durasse per sempre non sarebbe certo vivere. Noi siamo caduchi come individui e permaniamo oltre i secoli come specie. Siamo fatti di flusso e permanenza, tuttavia ciò che resiste al tempo non ci appartiene se non per ciò che vi apportiamo. Possiamo prendere solo ciò che è finito, ma dobbiamo dare in funzione dell’eternità. Lo so, questi sono pensieri che non sfiorano la mente di tutti i giorni eppure ci dovrebbero occupare, perché nascono proprio dalla domanda sulla caducità delle cose umane: perché tutto finisce? In un certo senso, la risposta è semplice: tutto finisce in quanto tutto si trasforma. Niente rimane uguale a sé stesso. La permanenza è nella trasformazione. Sei forse lo stesso di quando eri bambino? Se tu fossi rimasto immutato non saresti vivo. Il vivere è fatto di trasformazioni e quindi di perdite, di separazioni da ciò che era a ciò che è. Questo misterioso procedere dell’essere al mondo è la sua stessa essenza. Quando ne diventiamo consapevoli il nostro vivere ci appare sotto una luce completamente diversa, non guardiamo più attraverso una lente di ingrandimento, ma come se stessimo volando. Se siamo completamente immersi nelle nostre emozioni, tutto ci arriva attraverso un ristretto punto di vista, falsato come se guardassimo la vita attraverso un tubo, che può essere un caleidoscopio o un nero tunnel, ma pur sempre si stratta di un vedere il mondo in maniera troppo ristretta, la quale a sua volta è dovuta alla sopravvalutazione che noi diamo alle emozioni che sopraffanno la mente. Si dà veramente troppa importanza alle emozioni, senza pensare che esse fanno parte della componente mortale, fisica, soggetta al ciclo della morte-rinascita. Esse sono ciò a cui ci riferiamo quando diciamo che tutto finisce.
Quando rivolgiamo la nostra attenzione al passato sono le espressioni delle idee che ritroviamo, sono le espressioni delle emozioni che noi incontriamo non le emozioni stesse. Come può la rabbia durare oltre un certo tempo? Come può la passione amorosa durare oltre la carne? Noi spesso confondiamo i nostri sentimenti con ciò che li generano. Confondiamo l’amore con la persona che lo ingenera, l’odio con quell’altra persona che ce lo provoca e così via. Quando desideriamo qualcosa crediamo che quella cosa sia l’emozione che essa ha suscitato e quindi ci perdiamo.
Un fiore bellissimo resta così com’è anche se noi non ci accorgessimo della sua esistenza; quando lo notiamo, quello non cambia, ma noi sì. Infatti, siamo mossi da un sentimento di ammirazione, seguito da uno di possesso, recidiamo quel fiore, lo portiamo in casa e, anche se lo mettiamo in un vaso, dopo pochi giorni esso non è più lo stesso. Anche la nostra attrazione per esso sfuma. Il nostro sentire ha creduto di poter durare portando con sé l’oggetto di fronte al quale un’emozione si è risvegliata. Ma come l’oggetto è caduco, così lo è l’emozione. Un fiore è un fiore. Cosa sarebbe successo se quel fiore non lo avessimo reciso e portato con noi? Non lo avremmo conosciuto nella sua fase «mortale», ne avremmo potuto sempre rievocare il ricordo, che è un fenomeno mentale. Ci siamo ingannati di molto, quando abbiamo creduto di potere possedere l’oggetto del bello. Ma non ci saremmo ingannati affatto, se in qualsiasi momento successivo della nostra vita saremmo riandati a quel fiore nella nostra mente per rivivere il senso del bello.
Se ritorniamo a quanto dicevamo sopra, e cioè che le emozioni fanno parte della nostra caducità mentre i nostri pensieri possono aspirare all’eternità, si vede forse un po’ meglio cosa intendo dire. Se noi ci lasciamo portare dalle emozioni, non ci rendiamo conto di quanto ristretta sia la nostra visione e, se ci sono molte emozioni e sentimenti positivi, ce ne sono anche troppi che sono negativi e distruttivi innanzitutto per noi stessi.
Il rimanere attaccati alle emozioni equivale al rifiuto di passare da uno stadio della vita all’altro. Tale rifiuto ci tiene incatenati al soffrire più acuto, esso è la barriera principale alla felicità.©Maurizio Bisogno