La scoperta di Sé nella ricerca iniziatica

“Il mondo persiste soltanto grazie a ciò che ignoriamo”, Zohar

Spesso il comportamento umano è una esteriorizzazione di pensieri e sentimenti che si coagulano in un modo di essere – le motivazioni dell’individuo, mosso da un’azione determinata, si esprimono attraverso un certo modo di comportarsi.

Il comportamento è ciò che appare e, nel contempo, esso è il risultato di una miriade di motivazioni e connessioni psichiche: la sua fenomenologia è un risultato, anche se non sempre coerente.

Questo aspetto esteriore non rivela necessariamente la natura intrinseca dell’uomo, natura spesso ignota a lui stesso; l’uomo molto sovente si identifica, invece, con il personaggio del suo apparire, pur essendo questa apparenza solo una sfaccettatura della sua individualità.

Ci sono due maggiori tendenze teoriche da evitare nella spiegazione dell’essenza dell’uomo. La prima è quella meccanicistica che ce lo presenta come una macchina perfetta e che fa del suo essere solo moto senza espressione. La seconda vede l’uomo come se fosse soltanto l’oggetto di una manipolazione operata da forze a lui trascendenti. Entrambi questi atteggiamenti teorici, per quanto possano essere interessanti a causa delle riflessioni che producono, rinchiudono lo Spirito, la parte spirituale dell’uomo, entro confini troppo ristretti.

L’esistenza della volontà d’espressione si manifesta in infiniti pensieri, sensazioni, intenzioni e sentimenti. Essa, però, non coincide esattamente con la nostra esistenza, poiché noi siamo una realtà di coscienza e non solo di espressione.

In questa concezione si inserisce il discorso/sapere della Tradizione – proprio perché è la tradizione che ci insegna ad assumere nella nostra coscienza la dimensione spirituale, che possiamo chiamare realtà spirituale. La difficoltà maggiore consiste nel fatto che la Tradizione oltrepassa i dati dell’uomo cosciente. Essa ci perviene attraverso diverse tendenze filosofiche che contribuiscono a tessere la rete dell’insegnamento esoterico.

Per poter andare oltre dovrai annullarti”.

Nel tuo annullamento risiede la possibilità di procedere nella conoscenza.

Come un’eco lontana del dantesco “perdete ogni speranza voi che entrate”.

Quando l’Io è scomparso, tu puoi procedere.

Le difese dell’Io sono le principali barriere verso la conoscenza vera.

Dimentico di te, noncurante della tua essenza come essa ti appare prima facie, scoprirai la tua vera essenza.

Per aprire gli occhi della mente, dovrai chiudere gli occhi fisici in un totale abbandono e la fiducia dell’ignoto te lo illuminerà.