L’uomo è una macchina

Marzia scrive: Volevo dire che ognuno è libero di agire, ma la scelta spesso è condizionata dalla comunità in cui si vive.
Allo stesso tempo volevo dire che seppure sembriamo omologati, in realtà siamo liberi e l’azione di ogni singolo uomo ha un valore e un potere enorme e mi riesce difficile pensare che non ne siamo tutti consapevoli

La libertà di agire è una questione complessa. Vorrei abbandonare un attimo il piano filosofico. Ti chiedo: sei capace di non leggere la parola seguente? No, infatti, sei arrivata già qui a leggere. Questo ti fa vedere su un piano molto semplice che non scegliamo il passo successivo. Se smetti di leggere… la stessa cosa.

L’uomo è una macchina, una macchina molto complessa, ma pur sempre una macchina. Questa macchina agisce in risposta a stimoli esterni e interni. Vuol dire che nessuno se ne è accorto? No, infatti basta andare indietro al mito della caverna di Platone per capire la differenza tra l’uomo che è solo una macchina e colui che vede se stesso nella caverna e decide di uscirne.

Poi io non ho detto che siamo tutti omologati ma ho detto che siamo tastiere, cioè che i pianisti sanno esattamente quali tasti premere per ottenere melodie o dissonanze.

In conclusione, osservati e vedrai le reazioni. Osserva una situazione, un evento e vedrai le reazioni. Per fare un esempio, Vittorio Sgarbi è un piano molto facile da suonare per molte persone. Ma questo è solo un fenomeno eclatante.

La comunità in cui uno vive serve alla programmazione delle tue reazioni. Una volta che il programma è stato installato, chi lo ha fatto deve solo sapere come e quando usarlo.

E, per finire, sulla consapevolezza: poiché siamo stati programmati, quando reagiamo crediamo di agire, non abbiamo un’intenzione e una volontà, ma seguiamo desideri che vogliamo soddisfare. Ecco, le mie osservazioni. Buon prosieguo di giornata.