SOPRA LE NUVOLE

Di Maurizio Bisogno

Trasfigurare eventi –interiori- generati da attacchi esterni.

La gioia della natura che risponde ai (tuoi) desideri si oppone all’amarezza dell’uomo che gli stessi (tuoi) desideri contrasta.

Nuove sponde che richiamano i medesimi oggetti del desiderio.

Il desiderio è fonte di piacere se già si può contemplarne l’oggetto.

Il corpo riceve stimoli attraverso gli occhi che diventano il tramite per dirigere l’impressione ricevuta dall’esterno verso quelle parti del corpo che verrebbero stimolate dal suo contatto diretto con l’oggetto del desiderio.

Il guardare è il mezzo per entrare in contatto con il mondo desiderato. E’ come se, attraverso la vista, si potesse possedere, interiorizzandolo, l’oggetto del desiderio. Questa relazione tra il guardare ed il sentimento del “possesso” dell’oggetto esterno si basa sul processo del conoscere: osservare è parte del conoscere. D’altra parte, negarsi alla vista vuol dire non volersi concedere a questa possibilità di essere conosciuti e quindi di essere “posseduti” in qualche modo.

E’ anche vero che i sensi possono essere ingannevoli, ma pure è vero che attraverso di essi ci giunge la conoscenza dell’esterno. La questione è, pertanto, che cosa potremmo mai conoscere se non avessimo l’informazione/interpretazione dei sensi.

A questa domanda hanno già risposto: “Niente”. Occludi tutti i tuoi sensi – se tu potessi farlo – e nulla ti sarà dato di conoscere. La luce, i suoni e le vibrazioni non sapranno attraversare il tuo corpo per raggiungere la coscienza. Ma un mondo interno esiste indipendentemente dai dati proveniente dai sensi? Come si potrebbe immaginare il suono di una nota senza averla mai ascoltata? Come immaginare i colori senza aver mai visto la luce? E così via.

Eppure si può immaginare un mondo interno che sia anteriore e posteriore alla vita sensoriale. Un mondo senza luce, senza suoni, senza sapori, né odori – buio e silenzio dei sensi. Un mondo che esiste senza che noi lo percepiamo, che possiamo conoscere senza mediazione sensoriale. Un mondo senza immagini e suoni, senza sentimenti – può mai esistere un mondo senza il sentire? E questa assenza o presenza del sentire il confine tra quello che noi chiamiamo vita e la morte? Se la morte è privazione dei sensi e se un mondo in cui i sensi non sono necessari esiste, allora la morte non è affatto la fine della vita tout-court, ma il termine della vita “sensoriale” – cioè la fine del conoscere e dell’essere attraverso i sensi. E’ possibile conoscere questo mondo a-sensoriale prima che la more fisica ci accada?

Noi dovremmo essere estremamente grati al nostro corpo per l’enorme quantità di conoscenza che ci offre, e dovremmo prendercene cura con estremo rispetto. Dovremmo viverlo pienamente e ripararlo o proteggerlo quando necessario: infatti il nostro corpo ci offre inenumerabili possibilità di esperienza.

Eppure dobbiamo imparare a conoscere ed esperire oltre di esso. Il corpo ci insegna cos’è l’esperire ed il conoscere, ci offre il sentire, ma il nostro compito evolutivo è quello di valicare il confine della dipendenza dei sensi, in quanto il passo successivo consiste nel conseguire un conoscere ed essere senza il loro aiuto.

Detto così semplicemente, questo non sembra un discorso ragionevole o pratico, purtuttavia si tratta di una meta che va inserita in un processo iniziatico non già puramente intellettuale.

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