Tag: Socrate

Debolezza di volontà e Socrate (akrasia)

Per continuare con l’akrasia, in Ovidio, Metamorfosi, VII. 20–21, ho trovato questa riga “video meliora proboque deteriora sequor” – che, salvo errori, dovrebbe significare “vedo e approvo il meglio, ma scelgo il peggio” . Estremamente anti-socratico, cioè afferma la debolezza della volontà, una forma di akrasia, è Euripide che, in Medea e Ippolito, mostra come la ragione non abbia sufficienza motivazionale – la conoscenza qui sembra non essere sufficiente a formare l’intenzione o che il giudizio ottenuto non si realizza in un’azione. — sempre più interessante! Aggiungo che le intenzioni, se riusciamo a formarle, possono essere detronizzate dalla collera. Qui

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Debolezza di volontà e Socrate

l problema: Facciamo spesso ciò che non è da noi stessi considerato come la scelta migliore. Oppure, avendo considerato che la cosa migliore da fare è X facciamo y o z oppure qualcos’altro che sappiamo essere peggiore di X. In Platone si chiama “akrasia ” e fa parte del problema della debolezza della volontà; ma per Socrate e Platone non esiste, nel senso che esiste il fenomeno ma la causa, cioè che scegliamo la cosa peggiore sapendolo, è impossibile. Il dialogo in cui se ne parla è il Protagora.

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La coerenza di Socrate

La soluzione va cercata guardando a Socrate da un altro angolo. Prendiamo tre passaggi, il primo dal Carmide. Crizia qui accusa Socrate di mettersi a confutare quanto lui dice ma senza aver dato seguito all’argomento. Socrate risponde, «Quale errore fai», dissi, «a pensare che se ti confuto quanto più è possibile, lo faccio per qualche altra ragione che non sia appunto quella per cui esaminerei cosa io stesso stia dicendo, nel timore che, senza avvedermene, io pensi di sapere, mentre non so. [166C-D] Questa rara affermazione su di sé viene rinforzata dal passo precedente: «Ebbene, Crizia», dissi, «tu con me

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La doppiezza di Socrate

Il Socrate di Platone è una tigre che si erge sulla dottrina selvaggia secondo cui se non superi i rigidi esami di Socrate sulla conoscenza non puoi essere un uomo buono. Aggiungi a questa l’altra tesi, altrettanto feroce, secondo cui se hai la conoscenza non puoi evitare di essere buono e di agire come un uomo buono dovrebbe agire di fronte a qualsiasi tensione o pressione emotiva, e hai delineato il vangelo di Socrate: la nostra anima è la sola cosa che vale la pena salvare e c’è solo un modo per salvarla: acquisire la conoscenza. Ma quest’uomo che professa

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Cattivi maestri e comici astuti

Oggi vorrei dirvi di alcune curiosità che riguardano i Sofisti. Voi tutti sapete che i Sofisti non insegnavano gratuitamente. Ma vi siete mai chiesto qual era il loro onorario? Sulla base di quanto scrive Platone nei vari dialoghi, sappiamo che Prodikos offriva un corso a 50 dracme, Euenos di Paros a 5 mnai; Gorgia, Ippia e Protagora si facevano pagare, ma non sappiamo quanto esattamente. Nel dialogo Protagora di Platone i sofisti si riuniscono a casa di Kallias, uomo estremamente ricco che ha la reputazione di aver speso ingenti somme per i Sofisti. Di conseguenza, questi filosofi andavo dal barbiere,

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La filosofia come cura: oltre Platone e la Stoà greca

© Maurizio Bisogno 2017 Nell’ultimo video (Platone e la salute mentale) indicavo come la concezione etica di Platone reclamasse una posizione importante nella filosofia come cura. Il discorso sulla giustizia e sulla verità è strettamente legato alla salute dell’individuo e della società. Questo paradigma, iniziato con il Socrate di Platone, è la componente intellettualistica della filosofia greca. Possiamo racchiuderlo brevemente nello schema seguente:   1. la virtù è la perfetta attuazione della ragione. 2. la ragione è la caratteristica principale dell’uomo. 3. la perfetta attuazione della ragione richiede la conoscenza. 4. allora, la virtù è uguale alla conoscenza. Ma vediamo

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