Una vita consapevole.
Vediamo quali sono le domande che trasformano la tua vita.
Sono forse le domande “inutili”? Che senso ha la vita? Chi governa il mondo? Che cos’è la realtà? Quali sono le leggi della natura? Cosa siamo? Cosa c’è nell’universo? Che succede di noi alla nostra morte? cosa vuol dire vivere come gli dei? C’è un solo dio, tanti dei, o nessun dio? Domande senza risposta.
Oppure vale di più rispondere alle domande del tipo: quanto riesco a guadagnare? come guadagnare? come proteggere i beni materiali che già ho? Come fare amicizia? Come avere buone relazioni con gli altri individui?
Dicotomia: Da un lato, domande generali, metafisiche, essenziali e, dall’altro lato, domande pratiche, utili.
Esiste una separazione netta tra i due tipi di domanda? Ci sono pensatori impegnati nel rispondere ad entrambi i tipi di domande, ma qual è la relazione tra di essi? Intendo dire: la risposta alle domande “INUTILI” ha un rapporto con le risposte che poi diamo alle domande pratiche, “utili”?
Chi crede in dio opera poi come chi non ci crede? Oppure, un monoteista vede il mondo e l’agire allo stesso modo in cui lo vede un politeista, un miscredente, un ateo? E se la risposta è negativa non vuol forse dire che le domande “inutili” hanno una connessione importante e determinante con le domande “utili” e pratiche?
Le domande che trasformano la vita non sono quelli che a prima vista appaiono come determinanti, non sono quelle pratiche, bensì quelle fondamentali, quelle domande apparentemente senza utilità pratica. Rispondere a “quanto riesco a guadagnare?” ha meno impatto di “chi governa il mondo?”, ma conoscere bene la risposta a quest’ultima ci trasforma molto di più di quanto non faccia la risposta alla prima.
Allora, potremmo chiederci: qual è l’ordine di importanza? La domanda fondamentale è sempre più importante, tuttavia, la domanda pratica potrebbe essere più urgente in determinate situazioni della vita. Se poi la risposta alla domanda pratica diventa importante per la totalità della vita, allora viviamo in una condizione di “emergenza costante”.
© Maurizio Bisogno