Pensarci seriamente, ecco il segreto dell’apprendere
©Maurizio Bisogno
“Pensaci bene!” ti dici. “Esamina gli sviluppi e le cause. Spiegati le lacune.” Prendi, per esempio, questa affermazione “Se pensi bene su qualcosa, la memorizzi meglio”.
Infatti, per pensarci devi sviluppare questo o quel legame, questa o quella connessione. La memoria di cose che ci hanno tenuti occupati a lungo non è certo labile, infatti ci si ricorda bene proprio di quelle cose a cui abbiamo dedicato tempo con la nostra mente, anche se capita che uno si ricordi di cose a cui sembra di non avere dato una grande importanza. Per l’apprendere, però, credo che pensare con serietà ciò che si intende imparare aiuti il processo mnemonico- infatti, uno può capire qualcosa e poi dimenticarla e l’apprendere sta nell’abilità di ricordare le cose quando ne abbiamo bisogno. In sostanza, il “pensarci su”, e non semplicemente lo scorrere sulle cose, favorisce la memorizzazione. Perché è importante memorizzare per l’apprendimento? Non serve a molto quel sapere che non si memorizza e la memorizzazione è aiutata proprio dallo sforzo che si fa nel pensarci su seriamente, cioè dipende da quanto ci pensiamo noi stessi. Per fare un esempio, se qualcosa che stiamo imparando ci viene imboccata col cucchiaino, senza richiedere da parte nostra nessun attività di elaborazione, nessuno sforzo di comprensione fatto individualmente, allora la ricordiamo meno, ne facciamo meno tesoro, ci sentiamo meno soddisfatti di quanto lo saremmo se avessimo fatto qualche sforzo personale per arrivare, seppur alla stessa conclusione, da noi stessi. Lo sforzo mentale aiuta la memorizzazione, dunque aiuta ad apprendere.
Se entriamo per esempio in un posto e non facciamo attenzione a nulla, quando ne usciamo ci sentiamo come se non fossimo mai stati veramente in quel luogo. È evidente che la distrazione non ci fa immagazzinare coscientemente le impressioni, i pensieri, le sensazioni. Se prendiamo un oggetto e lo guardiamo da tutti i lati, ne osserviamo la forma e i colori, lo mettiamo in relazioni ad altri oggetti simili o dissimili, ne consideriamo l’uso possibile e così via, ce ne ricorderemo bene in futuro in caso lo dovessimo richiamare alla mente per una necessità qualsiasi. Così si può fare anche con i pensieri: li si può esaminare per esempio in relazione ad altri pensieri, se ne può scrutare la logica o l’emozione che possono suscitare, ce se ne può chiedere l’origine, si può indagare in che modo altri pensieri, osservazioni, sensazioni sono alla base di quel pensiero di partenza. Tutto questo ha le caratteristiche del pensare con cura, e certamente sarà difficile poi dimenticare le nostre esplorazioni mentali o le nuove acquisizioni che questo pensare ci ha donato.
Se il nostro interesse nella vita è soltanto o maggiormente distrarci, quando andiamo a stringere i pugni, ci ritroveremo proprio con questo in mano: la distrazione. Ma dove ci condurrà questo nostro vivere da distratti? Nel dilagare della stupidità.
Infine voglio ricordare che l’uso della memoria era parte integrante della pratica filosofica. La filosofia antica, infatti, veniva memorizzata con frasi brevi, aforismi, in modo da poter aver il suo insegnamento sempre a portata di mano quando gli eventi della vita ne richiedevano l’impiego. ©Maurizio Bisogno
Acquista il mio volume La Filosofia è la vita in formato Kindle o a stampa (copertina flessibile). Clicca su ACQUISTA ORA