Ve lo ricordate il DDT?
Opporsi al progresso della società e all’evoluzione dell’uomo è un errore che ha conseguenze nefaste.
Partiamo dalla considerazione seguente: l’uomo è l’unico animale al mondo che non possiede mezzi naturali di sussistenza. Per sopravvivere, infatti, egli deve per forza trasformare la natura: tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno richiede l’uso della mente e la costruzione di strumenti idonei alla realizzazione dei vari progetti di trasformazione di ciò che già esiste in natura.
Nessuno può negare il grande progresso materiale e tecnologico che la nostra era ha raggiunto – i vantaggi che esso ha apportato sono sotto gli occhi di tutti basti pensare al livello di confort in cui viviamo – in realtà forse non ci fate nemmeno caso, visto che lo credete naturale, lo date per scontato. Oppure, riflettete per un momento alla durata della vita dei nostri giorni: solo prima della rivoluzione industriale la durata media era di quarant’anni.
Vogliamo forse negare che c’è una maggiore diffusione dell’istruzione, che c’è meno povertà e anche più libertà? Andiamo! Paragonate soltanto la qualità della vita di oggi con quelle di cento anni fa! Il cambiamento è innegabile.
L’umanità però non può tornare indietro tranne che per via di un atto di distruzione globale. Nessun può veramente fermare il miglioramento delle condizioni di vita sulla terra eccetto coloro che vogliono riportare l’uomo alla povertà, all’ignoranza e alla sofferenza della schiavitù vera. Il punto è che bisogna guardare ai fatti e non soggiacere ai progetti e alle mire di coloro che, sotto mentite spoglie, vogliono bloccare il progresso e lo sviluppo.
Per illustrare cosa intendo dire, vi presento brevemente il caso del DDT. Ve lo ricordate? Il Dicloro-Difenil-Tricloroetano, DDT appunto, fu usato per uccidere insetti che distruggevano i raccolti e trasmettevano malattie spesso mortali come la malaria. In molte aree della terra la malaria, il tifo e la malattia del sonno furono debellate proprio grazie al DDT.
Senonché, verso la fine degli anni 50, una certa Rachel Carson scrisse un libro dal titolo Silent Springs in cui descrive una città immaginaria dell’America profonda; in essa l’autrice narra di cittadini vittime di ogni sorta di malattie e la cosa interessante è che ne attribuisce la causa al DDT. Ci crederete oppure no, ma questo testo non-scientifico fu la base teorica per la messa al bando del DDT. Le conseguenze di un tale provvedimento sono chiaramente illustrate dal caso del Ceylon. In questo Paese infatti nel 1961, cioè prima del successo di Silent Springs, si erano registrati 100 casi di malaria senza che tra di essi ci fosse alcun caso mortale. Questo in concomitanza con il piano del Ceylon di attuare lo sradicamento degli insetti mediante l’uso del DDT. Tuttavia, i responsabili di questo progetto di bonifica non avevano fatto i conti con il successo di Silent Springs !! Il governo del Ceylon, grazie al successo di quel libro non-scientifico, fu costretto a bloccare quel programma interrompendo l’uso del DDT. Le conseguenze di tale decisione non si fecero attendere: solo 7 anni dopo la dismissione dell’uso del DDT in Ceylon si registrano due milioni e mezzo di casi di malaria e ben 10.000 morti a causa della stessa malattia.
Questo è un interessante, benché drammatico esempio, di come le prese di posizione contro il progresso che sono anche irrazionali abbiano conseguenze nefaste per l’umanità, e non i risultati dell’azione del progresso che da quelle prese di posizione vengono condannati. Potremmo dire che Rachel Carson avrebbe dovuto ricevere una condanna penale invece del premio A. Schweitzer!
Si potrebbero fare gli esempi del surriscaldamento del clima e il fenomeno del buco nell’ozono per mostrare come i movimenti politici (sotto vesti scientifiche e neutrali) contro il progresso e lo sviluppo abbiano provocato danni incalcolabili. Molti fatti e numeri sono stati prodotti da quei movimenti con intenzioni politiche e non scientifiche. Di fronte a queste prese di posizione è bene chiedersi sempre: ma in questa disputa chi sono coloro che effettivamente producono valore per l’umanità e chi invece ha di mira la sua distruzione?
E qui il cerchio si chiude, ritornando al punto di partenza: l’umanità per sopravvive deve produrre da sé i mezzi di sostentamento mediante la trasformazione della natura finalizzata alla produzione di valore e non distruzione! Impedire quest’attività di trasformazione vuol dire condannarci alla distruzione totale.