Percorrendo la coscienza con Sartre: significante, significato e spunti fenomenologici
« Notons que pour la conscience ce désir n’est pas impliqué dans sa réalisation symbolique. Pour autant qu’il existe par et dans notre conscience il est uniquement ce pour quoi il se donne… »
I resti del fuoco e la coscienza
Premetto che in questo capitolo di Esquisse d’une théorie des émotions Sartre sta discutendo della teoria psicanalitica, quindi, non ha ancora esposto completamente la sua teoria fenomenologica. Detto questo, procediamo pure.
Immaginate di trovarvi in una suggestiva escursione in montagna.
Dopo alcune ore di cammino nel bosco, vi imbattete nei resti di un fuoco che altri escursionisti avevano acceso. Le cenere e i pezzi di legno non completamente bruciati giacciono li, mentre il fuoco è ormai spento. Ora, riflettete sulla relazione tra questi resti (le ceneri) e le persone che avevano acceso quel fuoco.
È evidente che la presenza umana non è intrinseca alle ceneri stesse, ma piuttosto risiede nel rapporto di causa ed effetto che si è verificato. Questo legame tra gli escursionisti e il fuoco è esterno alle ceneri, non contenuto in esse direttamente. Senza una tecnica di indagine, anche se rudimentale, non sarebbe possibile risalire alla presenza di altri esseri umani. In altre parole, non potremmo considerare i resti del fuoco come segni di un’altra presenza senza un metodo per interpretarli.
Tuttavia, quei resti sono ciò che sono: ceneri e pezzi di legno parzialmente consumati. Esistono al di fuori di ogni tentativo di interpretazione che cerchi di collegare un significato a un significante.
Questo esempio viene utilizzato da Sartre in Esquisse d’une théorie des émotions per illustrare come la coscienza sia in relazione al suo significato, proprio come un oggetto è in relazione a un certo effetto. La coscienza, quindi, diventa un significante che non conosce il significato che contiene, il che è in contraddizione con l’idea stessa di coscienza. Sartre risolve questa contraddizione nelle righe successive, aprendo interessanti spunti di riflessione sulla natura della conoscenza e dell’essere umano.
Aracnofobia e coscienza
Immaginate ora di essere terrorizzato dai ragni, al punto da non poter entrare in una stanza in cui ce ne sia uno. La vostra coscienza è consapevole di questa paura, ma non ne comprende l’origine. Questa paura dei ragni deriva da un evento traumatico vissuto in passato, un evento che la vostra coscienza non ricorda. Ecco il grande “ma”: sia la paura dei ragni che l’incidente che l’ha scatenata coesistono nella vostra coscienza. Nonostante la paura dei ragni esista come entità a sé stante, separata dall’incidente che l’ha generata, entrambi risiedono nella coscienza. Il significante e il significato, pur essendo disconnessi, si trovano entrambi nello stesso contenitore. Tuttavia, la coscienza riconosce solo il significante.
Ne segue che dobbiamo esplorare la coscienza dall’interno. Il significato deve essere ricercato all’interno della coscienza stessa: “la coscienza stessa è sia il fatto, sia il significante che il significato”. “Una teoria dell’emozione che sostiene il carattere significante degli stati emotivi deve cercare questo significato all’interno della coscienza stessa.” p. 66
Ecco, abbiamo ora i termini di partenza da cui Sartre intende procedere nella sua spiegazione fenomenologica della coscienza.
Nel contesto della fenomenologia sartriana, la coscienza si presenta come un campo di significati in cui gli oggetti, gli eventi e gli stati emotivi si manifestano come significanti, senza necessariamente rivelare il significato intrinseco che li lega. Come evidenziato più sopra, la coscienza contiene sia il fatto (il significante) che il significato, ma la nostra consapevolezza può essere limitata al solo significante, senza una piena comprensione del suo significato più profondo.
La teoria sartriana delle emozioni suggerisce che per comprendere appieno il significato degli stati emotivi, dobbiamo esplorare la coscienza internamente, piuttosto che cercare spiegazioni esterne. Questo implica un’indagine approfondita dei processi soggettivi che si verificano all’interno della coscienza stessa, al fine di cogliere il significato intrinseco di ciò che vi si manifesta.
Pertanto, dalla prospettiva fenomenologica di Sartre, l’analisi della coscienza deve andare oltre la mera osservazione degli oggetti della coscienza e dei loro rapporti causali esterni. È necessario indagare sul significato interno che sottende tali manifestazioni, riconoscendo che la coscienza non è solo un riflesso passivo del mondo esterno, ma piuttosto un terreno attivo di significati che richiede un’analisi approfondita per essere compresa appieno.