Oltre il bianco e nero: l’arte della dialettica nella comprensione della realtà
Dialettica, dialettica, dialettica: ma cosa significa realmente? Dalle radici del pensiero socratico a Hegel, fino ad arrivare al materialismo dialettico contemporaneo, questo articolo ci guida in un viaggio attraverso un metodo di pensiero che abbraccia la complessità. Scopriremo come esplorare le contraddizioni, riconoscere le soglie trasformative e adottare una visione flessibile della realtà possa arricchire la nostra comprensione del mondo.
Dialettica, dialettica, dialettica, ma cosa vuol dire effettivamente? Vi ricordate di Socrate, beh, non ve ne dovreste dimenticate mai. Il pensiero dialettico, volente o nolente, inizia da lui, Socrate, passa da Hegel e, attraverso il materialismo filosofico, arriva fino ai nostri giorni.
Con Socrate inizia quel pensiero dialettico quale processo cognitivo che ci permette di esplorare questioni complesse esaminando punti di vista opposti, identificando contraddizioni e integrandole in una comprensione più completa. Contrapponendosi al tipico pensiero lineare, il pensiero dialettico abbraccia il paradosso e il cambiamento, permettendoci di sostenere idee contrastanti contemporaneamente e di sintetizzarle in una prospettiva equilibrata.
Questo approccio fa un ragionamento che usa formule come “entrambi”, “e”. In esso possono coesistere verità multiple, persino contraddittorie. Il pensiero dialettico favorisce la flessibilità intellettuale, l’apertura mentale e le capacità di risoluzione dei problemi ed è strumentale nell’affrontare criticamente intricate questioni sociali e filosofiche.
In pratica, il pensiero dialettico implica che andiamo oltre i giudizi semplicistici che dividono tutto “in bianco e nero”, “bene e male”. Questo vuol dire che dobbiamo includere le “zone grigie”, sfidando le affermazioni assolute e considerando il contesto nel suo senso più ampio. Nel linguaggio, per esempio, ciò vuol dire che adottiamo affermazioni che includono “e” invece di “ma” (ad esempio, “Rispetto il tuo punto di vista e ho una prospettiva diversa”), favorendo così empatia e complessità. Sul piano individuale potremmo citare qui la Terapia Dialettica Comportamentale (DBT), in cui i clienti imparano a gestire le emozioni contrastanti e ad accettare aspetti contraddittori delle loro esperienze. E un tale approccio può essere particolarmente potente anche in aree che richiedono negoziazione e compromesso.
Impegnandosi attivamente nel pensiero dialettico, gli individui diventano più abili nel gestire l’ambiguità e il cambiamento, che sono sempre più frequenti in un mondo di rapida trasformazione sociale e tecnologica. Questo metodo ci insegna a valorizzare le diverse prospettive, promuovendo la crescita sia intellettuale che emotiva aiutandoci a navigare nelle complessità della vita moderna senza cadere negli estremi.
D’altro canto, se ci spostiamo su un altro piano, cioè su quello del l pensiero dialettico materialista, ci concentreremo sulla comprensione della realtà attraverso le contraddizioni e i processi dinamici piuttosto che gli stati immobile e fissi. Il pensiero dialettico materialista si differenzia da altre forme di dialettica (come la dialettica idealista) perché insiste sul fatto che tutti i fenomeni, siano essi naturali, sociali o mentali, sono profondamente radicati nelle condizioni materiali e nella loro continua trasformazione.
Vediamo allora come procede. Ne abbiamo già parlato in altri articoli, facendo notare che una delle tre leggi fondamentali della dialettica materialista è “l’unità e la lotta degli opposti”. Questa legge riconosce che qualsiasi fenomeno sociale o naturale contiene contraddizioni interne che guidano il cambiamento. E qui possiamo fare il noto esempio in cui si dice che nella società, la tensione tra capitale e lavoro crea un conflitto intrinseco; il capitale cerca di massimizzare i profitti, mentre il lavoro esige salari e condizioni migliori. Questa interazione non è semplicemente un conflitto tra i due elementi, ma li sostiene e li definisce reciprocamente. Il materialismo dialettico afferma che l’unico modo per comprendere veramente qualsiasi fenomeno è esaminare questo tipo di contraddizioni e le relazioni al loro interno, vedendole non come isolate ma come parte di una totalità in continua evoluzione.
Un altro segno distintivo di questo metodo è la sua visione secondo cui i cambiamenti non sono meramente cumulativi, ma raggiungono soglie trasformative. Questa osservazione è importante. I cambiamenti quantitativi, come i miglioramenti incrementali o la crescita economica, si accumulano fino a quando non si traducono in cambiamenti qualitativi e rivoluzionari, alterando la natura stessa di un sistema. Marx applicò questo al materialismo storico, analizzando come i cambiamenti nei metodi di produzione alla fine portino a cambiamenti rivoluzionari nella struttura della società. Vedremo più avanti un esempio più recente.
Un altro concetto centrale nel pensiero dialettico materialista è la “negazione della negazione”, in cui le strutture precedenti vengono superate e, tuttavia, conservate anche se in una nuova forma. Il capitalismo, ad esempio, ha negato le strutture feudali centralizzando la proprietà, ma ha anche gettato le basi per la sua futura negazione attraverso il socialismo, che avrebbe cercato di distribuire il controllo delle forze produttive in modo più equo. Questo quadro consente una comprensione più articolata dell’evoluzione storica e sociale come un processo complesso e stratificato in cui ogni fase contiene i resti di quelli predecessori.
Il materialismo dialettico è uno strumento pratico per analizzare e affrontare le contraddizioni presenti nella realtà, che si tratti di economia, politica o relazioni personali. Invece di considerare la realtà come qualcosa di statico, mette in evidenza il continuo cambiamento e l’interconnessione di tutte le cose, che sono influenzate da una trasformazione costante basata su cause materiali. Questo metodo fornisce quindi agli individui un modo di interpretare il mondo e di agire al suo interno sulla base di una comprensione delle forze sottostanti e dinamiche in gioco in ogni ambito della vita.
Soffermiamoci ora meglio sul punto accennato sopra in cui dicevamo che il materialismo dialettico sostiene che i cambiamenti incrementali, o “cambiamenti quantitativi”, si accumulino nel tempo fino a raggiungere una “soglia trasformativa” in cui si verifica un cambiamento qualitativo. Questo concetto è spesso paragonato al modo in cui l’acqua, una volta riscaldata, alla fine bolle: un sottile aumento della temperatura produce solo calore incrementale fino a raggiungere i 100°C, a quel punto l’acqua si trasforma in vapore. Nel materialismo dialettico, tali soglie indicano momenti di trasformazione rivoluzionaria piuttosto che di evoluzione graduale, che interessa l’intero sistema in modi profondi.
Prendiamo il caso della crisi finanziaria del 2008 che rappresenta un’illustrazione moderna di questo concetto. Per anni, l’economia globale ha accumulato cambiamenti quantitativi: aumento del debito delle famiglie, pratiche di prestito indulgenti e conglomerati di mutui ad alto rischio. Questi fattori hanno indebolito progressivamente il sistema finanziario senza avere un impatto visibile sull’economia globale, proprio come una superficie calma su correnti turbolente. Tuttavia, una volta che l’accumulo ha raggiunto un punto critico, esso ha causato una rottura sistemica. L’economista David Harvey, un eminente studioso marxista, ha osservato che le contraddizioni interne al capitalismo “si accumulano nel tempo e alla fine esplodono”, trasformando l’intero panorama economico
Anche il degrado ambientale e i cambiamenti climatici offrono un esempio illustrativo del metodo dialettico. Piccole azioni cumulative, come l’aumento delle emissioni di gas serra, la deforestazione e i rifiuti industriali, presi singolarmente potrebbero sembrare insignificanti. Tuttavia, quando si accumulano fino a raggiungere una certa soglia, innescano cambiamenti ambientali irreversibili su larga scala, portando a catastrofi climatiche, come lo scioglimento delle calotte polari o l’innalzamento del livello del mare o improvvisi e violenti rovesci di piogge. Qui, il metodo dialettico chiarisce come ogni atto incrementale di inquinamento partecipi a una più ampia rete di causalità, alterando fondamentalmente gli ecosistemi quando viene raggiunto un punto di non ritorno.
D’altro canto. i movimenti sociali, come quelli visti nel movimento per i diritti civili negli Stati Uniti o nella lotta anti-apartheid in Sud Africa, rivelano anch’essi come l’accumulo costante di proteste, richieste e ribellioni pubbliche alla fine raggiunga una soglia trasformativa, rimodellando le norme e le leggi della società. Decenni di dissenso represso, ingiustizie sistemiche e piccole vittorie per gli attivisti si sono gradualmente accumulati fino al punto in cui il cambiamento trasformativo della società è diventato inevitabile. Il materialismo dialettico spiega questi cambiamenti come un accumulo di contraddizioni (come il conflitto tra gli ideali di uguaglianza e la realtà dell’oppressione) che devono alla fine risolversi in cambiamenti qualitativi.
Il filosofo Slavoj Žižek, per citarne solo uno, esplora spesso questo concetto, sostenendo che “piccoli cambiamenti alla sovrastruttura possono accumularsi, creando crepe che alla fine minano l’intero edificio del sistema”. Žižek, discutendo del capitalismo neoliberista, suggerisce che piccoli cambiamenti nell’ideologia o nella politica, come le misure di austerità o i salvataggi economici, non fanno altro che nascondere contraddizioni più profonde. Ma man mano che queste “crepe” si espandono, l’intero sistema rischia di collassare, con conseguente potenziale riconfigurazione del capitalismo globale.
Così, nel pensiero dialettico materialista, la nozione di soglie trasformative spiega non solo come i cambiamenti si accumulano per rivoluzionare un sistema, ma anche perché piccoli cambiamenti quantitativi non esistono in isolamento; essi formano una rete di forze interconnesse. Questo principio è centrale nel modo in cui il materialismo dialettico interpreta lo sviluppo, che esso non intende mai come semplice accumulazione, ma come inevitabile trasformazione plasmata dall’interazione dialettica di forze contrastanti.
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