Come fa il denaro a diventare Dio

Come fa il denaro a diventare Dio?
© di Maurizio Bisogno 2014
Il punto di partenza sta nella considerazione che il denaro diventa ciò in cui si estranea l’atto umano dello scambio: non è l’uomo che esercita la mediazione con un altro uomo, ma è il denaro che si assume questo compito. Non è l’uomo che entra in relazione con le cose, ma è questa entità a lui esterna, il denaro, che è all’opera. L’uomo si inchina di fronte a questo potere esterno, altro da sé: infatti, tutto ciò che non è in relazione con questo Dio, ha perso ogni valore. “Gli oggetti hanno valore solo nella misura in cui essi rappresentano il mediatore, mentre inizialmente sembrava che il mediatore avesse valore solo nella misura in cui esso rappresentava quegli oggetti.” Il vero potere sta nel mediatore non negli oggetti o negli uomini che entrano in relazione con esso.
L’essenza stessa della proprietà privata si trasferisce nel denaro; il mediatore trasforma la proprietà privata stessa in entità alienata: il suo valore esiste solo in quanto essa è rappresentata dal denaro. L’uomo produce e, per entrare in relazione con il prodotto di un altro uomo, può unicamente far ricorso al denaro, – il mediatore assoluto: al di fuori di questa strada non esiste scambio. In questo processo la ricchezza dell’uomo consiste nella sua prossimità col mediatore.
Dio ha valore nella misura in cui egli rappresenta il Cristo e l’uomo ha valore nella misura egli rappresenta il Cristo: Dio, Cristo, uomo: in Cristo c’è Dio, in Cristo c’è l’uomo, Cristo allora è la mediazione tra i due, vuol dire che l’uomo ha valore solo in relazione al Cristo, come Dio prende il suo valore dalla sua relazione con il Cristo. Il denaro opera lo stesso tipo di mediazione.
Ma perché si arriva alla creazione di un sistema monetario, cioè perché lo scambio di proprietà privata deve svilupparsi in sistema monetario? L’uomo è portato allo scambio per natura, ma lo scambio di proprietà privata deve produrre valore, in questo, la mediazione è uno scambio astratto, in cui l’astrazione è la relazione tra proprietà privata e proprietà privata; il valore è l’espressione d questa relazione astratta. Questo valore prende forma concreta nel denaro, appunto. “il denaro è dunque l’alienazione di proprietà privata”.
Il sistema monetario crea la credenza nel valore assoluto del denaro e nel fatto che la sola ricchezza consiste nel suo possesso, in opposizione alla concezione del denaro inteso come un bene tra altri beni, il cui valore dipende dalla sua relazione tra costo di produzione e domanda, competizione, disponibilità e anche in relazione agli altri prodotti. Questo perché l’”economista” fa leva sulla sua capacità di astrazione, che gli permette di vedere l’esistenza del denaro in ogni forma di prodotto: in realtà per lui la forma tangibile del denaro, la sua forma materiale non è altro che l’espressione dell’anima del denaro che deve essere presente dappertutto.
Quanto più il denaro ha un modo di esistenza assoluto, per sé, indipendente dalla sua relazione con altri beni, tanto più è astratto. Ora, più esso è astratto è più si rivela come un prodotto dell’uomo, inoltre più grande è la distanza del denaro dal valore di scambio, dal valore del materiali in cui esso esiste, più si avvicina al modo di esistenza del denaro per sé, del denaro in quanto denaro, stabilendosi come fattore essenziale allo sviluppo progressivo del sistema economico in sistema monetario.
Riferimento bibliografico:
http://www.marxists.org/archive/marx/works/1844/james-mill/index.htm
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