Finalmente le vacanze sono arrivate !
La logica delle vacanze.
©Maurizio Bisogno
Presto sarà tempo di vacanze per coloro che hanno un lavoro e possono permetterselo. Abbiamo sognato durante tutto l’anno questo momento di relax, di oblio, di interruzione della routine quotidiana; abbiamo prenotato aereo e hotel con mesi in anticipo ed è quasi giunta l’ora di fare le valigie e partire, in macchina, in treno, per nave, ognuno crede di scegliere il mezzo che preferisce, ma questo non è importante, quel che conta è che presto saremo, sebbene per un tempo limitato, spensierati e felici.
Ma è proprio vero? Lavoriamo per tutto l’anno in situazione di «estraniazione», come altro definiresti infatti quel rapporto conflittuale tra la tua esistenza e la tua professione, tra il tuo lavoro e il luogo in cui vivi? Come mai anche il «riposo» settimanale è più agognato del ritorno al lavoro? Sia le vacanze estive, sia il fine settimana rappresentano l’illusione di una certa autonomia, regalata al lavoratore della società industriale e capitalista. Gli operai e gli impiegati «meritano» un momento di fuga dall’alienazione quotidiana, l’importante è che quel momento non duri troppo e che sia esattamente circoscritto, limitato e prevedibile. In questo modo non solo ti si programma la tua vita lavorativa ma anche la tua vita individuale, tramite la regolamentazione delle vacanze.
Per un periodo determinato dunque la logica del lavoro viene negata ma, poiché, tale negazione è controllata non fa che riaffermare la logica capitalistica del lavoro.
Ti chiederei di fare attenzione a quanto segue: durante le vacanze lo «stress della vita moderna» (dalla pubblicità del Cynar di alcuni anni fa) non scompare; in due o tre settimane, spenderai tutti i soldi che hai faticosamente risparmiato durante l’hanno oppure ti indebiterai usando la carta di credito per offrirti ciò che non puoi permetterti; inoltre tu sai già esattamente quando la vacanza finirà il che la ricopre di una cappa di tristezza… insomma, alla fine si finisce per desiderare, anche se non lo ammettiamo facilmente, il ritorno alla vita lavorativa di tutti i giorni.
Analizzata in questo modo, la vacanza perde il suo alone magico, rivela la vacuità della sua promessa di felicità e ci costringe a pensare che, molto più di una vacanza, ciò di cui abbiamo bisogno è un cambiamento radicale dei nostri modi di esistenza; se ci sforzassimo quotidianamente di trasformare la struttura della nostra vita, i rapporti sociali e produttivi, i rapporti culturali, potremmo raggiungere un tipo di vita in cui la vacanza non ci appia come una liberazione temporanea dal peso della nostra esistenza ma solo come un’altra opportunità da cogliere nel flusso del vivere. Non una fuga illusoria dal presente, ma parte integrante di esso.
Buone vacanze!
Estratto da La Filosofia è la vita Vol. VIII
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