Il dinosauro e il robot

Una società a tecnologia altamente avanzata come la nostra si trova di fronte a un bivio importante.

La tecnologia e l’AI (Intelligenza Artificiale) progrediscono secondo una curva che ormai è una linea verticale producendo, dunque, dei cambiamenti paradigmatici in tutta la società. In confronto al progresso tecnologico, la politica vive ancora all’epoca dei dinosauri, anzi è essa stessa un dinosauro.

L’avvento di sistemi a intelligenza artificiale altamente avanzati (in altri termini: sistemi in cui l’intelligenza artificiale supera quella umana) non è lontano; la stampa in 3D, macchine che non hanno bisogno di conducente, la realtà virtuale che permette di lavorare a distanza, e l’automazione sono tutti fatti tecnologici che creano una nuova dimensione della società: un enorme numero di lavori e impieghi non saranno più eseguiti da esseri umani, pertanto, assisteremo a un aumento imprevisto di disoccupati non solo tra i lavoratori manuali, ma anche tra quelli che hanno un livello medio di specializzazione. Quanto più la tecnologia fa progressi da gigante, e lo fa velocemente, tanto più saranno ridotti i posti di lavoro – è inevitabile.

In questo mondo caratterizzato dall’avanzamento tecnologico rapido gli agricoltori e i dipendenti delle compagnie petrolifere, i lavoratori edili e quelli nel campo del trasporto, persino gli abiti saranno presto prodotti da stampanti 3D con intervento umano ridotto a quasi zero – in questo mondo, la disoccupazione sarà la caratteristica principale della società.

Il punto è che questa “utopia” produce una forma di abbondanza e di riduzione al minimo di lavoratori che può facilmente trasformarsi in una distopia, cioè in una società altamente degradata, autoritaria e robotizzata.

Ora, benché i politici siano di per sé stessi degli arretrati, ce ne sono che hanno un buon fiuto e che vorranno prendere il controllo del sapere tecnologico; le multinazionali hanno già in mano quel sapere e la sua applicazione. L’uomo comune ne è progressivamente escluso, anche se tutti abbiamo uno smartphone e ci illudiamo di avere accesso facile alla tecnologia di punta.

Quindi le oligarchie politiche ed economiche sono coscienti dell’immenso potere che la tecnologia offre loro, mentre le masse non si rendono conto del destino di povertà, sottomissione, autoritarismo e di una guerra infinita tra poveri.

Una soluzione a questa deriva dall’utopia alla distopia, in una società estremamente affluente, in cui il lavoro dell’uomo si riduce al minimo, sembra essere quella di assicurare una rendita minima garantita a tutti, in modo da rendere possibile la circolazione dei beni prodotti a costo quasi zero. In sostanza, se non c’è chi compra i beni prodotti dai robot a che serve produrli, visto che nessun avrà i soldi per comprarli?

Sembra proprio che la salvezza del capitalismo, in questo scenario, stia nel socialismo democratico!

Maurizio Bisogno 2016