Scrivere per vivere

Hai mai pensato di guadagnarti da vivere scrivendo? Secondo me è cosa impossibile, a meno che tu non sia un pennivendolo senza coscienza culturale, cioè un intellettuale di professione. L’inquietudine principale di un autore indipendente di oggi è che se qualcuno si interessa a quello che egli scrive, questo qualcuno vuole usufruire gratuitamente del frutto del lavoro dell’autore. E non vi sembri strano se sono soprattutto gli altri “intellettuali” che si provano a leggerlo gratuitamente restando nell’anonimato. A questo tipo di lettori è il venuto il tempo di dire: “Grazie cari, ma avete smesso di succhiare la mia linfa vitale a gratis!”

Uno può scrivere per chiarirsi le idee, o per coloro che sono interessati a leggere ciò che si scrive; molto spesso si scrive per ricevere consenso, cioè per ottenere ammirazione. Ma si scrive anche per trovare persone che si mettano sulla stessa lunghezza d’onda e quindi che condividano le proprie idee facendole proprie. Si scrive per essere ascoltato, per trovare un pubblico che ci ascolti ma senza adattarsi al suo volere. Al contrario, si possono cercare lettori che si adattino alle intenzioni formative dell’autore. A me è capitato di scrivere anche perché i miei figli non volevano ascoltare ciò che avevo da dire. Oppure posso dire che scrivo perché a me piace leggere. Ci sono anche volte che scriviamo perché i pensieri ci giravano nella testa e dovevamo dar loro un’espressione esterna. Le motivazioni possono essere svariate, ma se qualcuno prende la decisione di usufruire di quel lavoro di scrittura, io ritengo giusto che paghi per leggere ciò che viene pubblicato.

Come te, che sei arrivato a leggere fin qui, ci sono altri lettori di queste mie pagine. Ciò indica l’esistenza di un interesse per questo tipo di contenuto; ovviamente, esso non è abbastanza forte da spingerti a contribuire economicamente. Io mi rendo conto che oggi si possono trovare gratis su Internet molti contenuti che ci interessano.

Vedo molte persone però che leggono libri o, almeno, li comprano. Anche a lavoro i colleghi leggono dei libri, principalmente romanzi. Molto probabilmente i lettori comprano i libri che hanno già una certa fama. Sì, ma quei libri come hanno fatto a raggiungere quel livello di pubblicità? Attraverso gli editori? Se pubblico qualcosa con un editore famoso, con una grande casa editrice in una collana nota a molti, il mio libro avrà una certa pubblicità “naturale”.

Odo una vocina: – Tu mi stai dicendo che è la pubblicità il mezzo per vendere i libri, ma ci vuole anche la sostanza!

Devi offrire contenuti che intrattengono o che sono utili, distraggono o insegnano qualcosa che il lettore ritiene utile. Tu non hai nessuno di questi due scopi. Tu sei un filosofo, cioè ricerchi la conoscenza. Tu pretendi offrire la verità. Come farai a conquistare lettori paganti quando non sei già famoso o quando quei pochi che ti leggono non giungono ad ammirare i tuoi contenuti al punto da pagare per leggerli?

Ora ti chiedo di pensare a questo: che cosa fa un filosofo? Egli pensa, o scrive quello che ha pensato, oppure usa la scrittura per pensare. Subito sorge l’esclamazione: “Ma questo lo fanno tutti! L’attività del pensare è una prerogativa di tutti gli esseri umani!” Il punto è proprio questo: benché tutti noi siamo in grado di pensare, siamo sicuri che tutti lo facciamo? E poi di cosa ci occupiamo veramente con la nostra mente? La replica potrebbe essere: si è vero, però il filosofo pensa “meglio”, cioè non pensa a caso. La verità è che nella maggior parte dei casi, noi preferiamo non pensare, oppure ci lasciamo andare a emozioni che crediamo essere pensieri, mentre ne sono soltanto alla base.

Pensare meglio aiuta a vivere meglio? Ecco, questa domanda potrebbe indicare la via per cercare di capire che “utilità” può avere l’attività del filosofo, di colui che ha raggiunto una comprensione più completa del questione di cui si occupa.

Pensare chiaramente è il non facile obiettivo che ha davanti chi decide di attivare questa funzione della mente. La parola chiave è, appunto, “chiaramente”. Un pensiero confuso non ti porta da nessuna parte. Ma non è facile raggiungere la chiarezza di pensiero sempre e per tutte le situazioni. Le nostre emozioni sono l’espressione di una potente funzione della nostra psiche che certamente offusca il pensiero ma lo motiva anche dandogli l’energia di cui ha bisogno per procedere. Supponiamo che tu sia vinto da insoddisfazione, se questa emozione è più forte di te non riesci a pensare e rimani lì nel tuo mondo interiore fatto di frustrazione e dell’infelicità che ne deriva. Eppure, basta porsi onestamente una semplice domanda per iniziare a smuovere le acque: perché? Se riesci a chiederti il perché, anche se non conosci ancora la risposta, inizi a muoverti fuori del pantano causato da quell’emozione negativa.

Si sa che, per poter pensare, si deve usare inevitabilmente la memoria e ti capita che vuoi ricordare qualcosa ma non ti riesce, qualcosa di importante che sai di sapere, eppure non riesci a richiamarla alla mente. Ebbene, quando te ne ricorderai di nuovo e ti chiederai che cosa ti aveva impedito di farlo in un’occasione precedente, vedrai che l’ostacolo era rappresentata da un’emozione.

Ora, non sto qui a fare uno studio psicologico, ma ho voluto solo portare un paio di esempi di come l’attività del filosofo sia l’uso di una facoltà/funzione che richiede sforzo e applicazione e che nella maggior parte dei casi noi siamo troppi pigri per attivare. Ma siamo pigri oppure chi ha la responsabilità di insegnarci questo aspetto della vita non vuole che lo sviluppiamo? Fateci caso. Di che cosa si nutre la mente dei nostri contemporanei? Nella ricerca di una risposta a questa domanda troverete altre spiegazioni, molto più convincenti. E come potete esperire voi stessi, iniziare a pensare comincia sempre dal porsi una domanda. Le domande giuste per noi in un dato momento sono liberatorie per il fatto stesso di porsele, quando poi, oltre a ciò, cerchiamo delle risposte e ne troviamo, allora la nostra vita migliora veramente.

Il mio lavoro è un lavoro di ricerca che ti aiuterà a vivere meglio senza medicine e senza scorciatoie, ma non senza fatica. In nessun campo otterrai dei risultati veri senza metterci del tuo, senza il tuo lavoro. (Ci sarebbe da discutere che cos’è il lavoro, ma questo sarà per un’altra volta.)

In conclusione, siamo partiti dalla domanda se è possibile guadagnare scrivendo, siamo passati per l’osservazione che la produzione di contenuti importanti per le persone può fornire un mezzo di sostentamento. Infine, scrivere è un lavoro come un altro e i prodotti di questo lavoro devono poter apportare ai suoi produttori un compenso monetario. Se il fruitore non ritiene di dover pagare per quei prodotti intellettuali egli si mette nella posizione del ladro. Ti sei mai chiesto o chiesta come mai c’è tanta informazione in giro per cui non devi pagare niente? Pensaci.

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