La grandezza di Leopardi
Si può immaginare un Nietzsche senza Leopardi? No, di certo. La stessa coscienza del dolore come costituente essenziale della vita, e l’abbraccio della vita stesa nella sua interezza. Non una debole accettazione della sofferenza ma la sua piena accoglienza nella vita e la ricerca costante, ancorché inappagata, del piacere e della gioia: gioia di vita che trasfigura il dolore in una nuova forza, in uno slancio verso l’essere che non ristagna nel compiacimento della condizione umana. Se tutto è nulla e caso, l’illusione e l’arte, la danza e la musica, la memoria e la dimenticanza, in una parola: la poesia della vita è la risposta. Una filosofia che è poesia nell’uno e aforismi nell’altro. E allora la grandezza filosofica del Leopardi non può più essere negata, il suo valore sminuito; il suo non-sistema diventa la sua forza espressiva in quanto sottende una visione epistemica del mondo, una coscienza conoscitiva che trascende il suo tempo, che è il tempo in cui noi viviamo, diretti dalla tecnica e manipolati nel pensiero, una tecnica i cui pericoli vennero già individuati dal poeta-filosofo recanatese, un dominio della ragione produttrice di una vita arida e miserabile, priva di illusioni, passioni e vigore. Insomma, conoscere Leopardi filosofo vuol dire per noi conoscere la deriva della nostra nostra civiltà che non sa recuperare il diritto di pensare, di creare concetti e costruire arte e filosofia, azione e passione.
Questo brano è tratto da La Filosofia è la Vita che puoi acquistare su Amazon in formato tascabile oppure in formato Kindle. Buona lettura!
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