Trump riporterà a casa le aziende americane se…
La concezione autarchica dell’attività economica e culturale non ha molto senso nella nostra epoca. Le imprese che sopravvivono e si sviluppano sono quelle che sanno uscire da una visione ristretta e localistica del proprio raggio d’azione. Inoltre, anche gli individui che si limitano al proprio luogo d’origine nella ricerca di un lavoro, vedono ristretto l’orizzonte delle proprie possibilità. Questo si è capito da tempo ormai e oggi ci troviamo di fronte a una spinta contraria, cioè quella di voler ritornare alla difesa delle economie locali e a forme di protezionismo commerciale e di risorse umane. Lo slogan del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America che mette la nazione americana al numero uno nella lista delle priorità del governo è un segno apparente di questa tendenza. Secondo me è invece una ripresa salutare dell’importanza che gli Stati rivestono in un’economia che non può essere altro se non mondiale. Le imprese e le aziende, infatti, che non fondano la loro attività su un solo mercato nazionale sono quelle che resistono alle varie crisi economiche che colpiscono un singolo mercato. Credete forse che Trump voglia ridurre l’attività delle aziende americane al mercato interno? No, non è questo il senso del suo discorso: egli sembra voler dire che le multinazionali che hanno investito fuori dagli Usa devono essere riportate a casa per offrire più lavoro e ricchezza al paese da cui provengono. Naturalmente, questo comporta delle conseguenze negative per i paesi che le ospitano attualmente. Il punto è che le decisioni delle imprese sono di carattere economico e che un semplice invito a ritornare a casa non ha alcuna possibilità di successo. Per gli individui è la stessa cosa, infatti, coloro che si recano in altri paesi per sfruttare condizioni economiche e condizioni di vita migliori, non ritorneranno “a casa” su un semplice invito. Occorre che le condizioni del ritorno siano migliori di quelle che ha già realizzato all’estero. Si prenda il caso di una multinazionale come Amazon, che ha sedi in tutto il mondo sviluppato. Come pensate che possa riportare le sue attività in un solo Stato? Non ha senso. È la natura stessa della sua attività economica che non renderebbe possibile l’accentramento delle sue aziende in un solo paese. Quindi la questione diventa: gli Usa sono in grado di offrire condizioni vantaggiose alle aziende che vuole riportare a casa? Qui sta la chiave. Quanti imprenditori italiani sono andati a investire in paesi dell’Est? Tanti, e le loro ragioni sono di carattere economico, perché si tratta di aziende. Non ritorneranno in Italia se hanno avuto successo in altro paese. Se il governo italiano volesse richiamarle in patria dovrebbe offrire le condizioni che hanno favorito il loro successo altrove. Insomma, sicuramente occorre ripensare la concezione che si ha dell’economia mondiale, ma si deve anche capire che i governi non sono i proprietari delle aziende e non possono obbligare un’azienda a rimanere nei confini del proprio stato. Se le politiche dei governi soffocano e strozzano gli imprenditori è chiaro che essi fanno le valigie e se ne vanno altrove. “Torna a casa Lessy” è un richiamo che non basta. Buona giornata!