Debolezza di volontà e Socrate
Perché agiamo spesso contro le nostre stesse convinzioni o conoscenze?
Noi siamo esposti alla brama di forme di gratificazioni inaccettabili per la nostra ragione. In condizioni estreme, la nostra sete può essere tanto intensa da dissolvere i limiti della ragione. Ciò che è ragionevolmente desiderabile viene impietosamente sopraffatto.
Il problema: Facciamo spesso ciò che non è da noi stessi considerato come la scelta migliore. Oppure, avendo considerato che la cosa migliore da fare è X facciamo y o z oppure qualcos’altro che sappiamo essere peggiore di X. In Platone si chiama “akrasia ” e fa parte del problema della debolezza della volontà; ma per Socrate e Platone non esiste, nel senso che esiste il fenomeno ma la causa, cioè che scegliamo la cosa peggiore sapendolo, è impossibile. Il dialogo in cui se ne parla è il Protagora.
Pensate un attimo a chi ha già mangiato una bella fetta di torta e ora si trova di fronte a una montagna di bignés. Ha dentro di sé un conflitto. Lui o lei sa che altri dolci gli faranno male, ma alla fine sceglie comunque i bignés. Magari questi ha anche un po’ di diabete. Come la mettiamo?
In questo caso, la nostra Jenny [chiamiamola così] si trova di fronte a un situazione in cui le si presenta la seguente alternativa: mangiare o non mangiare i bignés. Ella desidera i bignés ma desidera anche evitare le conseguenze dell’averli mangiati. Il desiderio di mangiarli e quello di non mangiarli [o la paura di mangiarli] creano un conflitto tra desideri. In questo momento, Jenny vede solo quelle due alternative. Dobbiamo ritenere vero che in ogni caso in cui si presenta un conflitto tra desideri, l’individuo soddisfa il desiderio più forte, agisce assecondando il desiderio più forte. in Jenny, il desiderio di mangiare i bignès è ora più forte di quello di non mangiarli. Conseguentemente e necessariamente, Jenny mangia i bignés.
In questa spiegazione non sappiamo prima del ragionamento se Jenny ha mangiato i bignés oppure no, cioè non aspettiamo che Jenny faccia la sua scelta.
Il problema sorge dal fatto che Socrate (Platone) vuole dimostrare che non è possibile agire contro ciò che sappiamo essere il bene. E qui sottolineo IL bene e non le varie occasioni. Questo è in linea con il paradosso socratico secondo cui uno desidera e/o compie il male solo perché non sa, non conosce il bene. Lo so che questo va contro il senso comune, ma era così anche ai tempi di Socrate.
La domanda che Socrate pone, anche se non testualmente, ma supportata dal testo, è: perché uno agisce contro ciò che crede o sa? [Continua…]