La negazione della negazione
Ti sei mai chiesto come avvenga veramente il cambiamento nella società? La filosofia marxista offre un modo affascinante per comprendere lo sviluppo sociale attraverso il concetto di “Negazione della Negazione”. Questa idea suggerisce che il progresso non sia un percorso lineare e semplice, ma un processo dinamico che coinvolge contraddizioni e trasformazioni. Capendo come le forze opposte interagiscono e danno origine a qualcosa di nuovo, possiamo comprendere meglio le forze che modellano il nostro mondo oggi. Immergiti in questa esplorazione del materialismo dialettico per vedere come la storia sia plasmata da lotte, conflitti e dall’emergere di nuove possibilità.
La terza legge della dialettica materialista è chiamata “Negazione della Negazione”. Questa idea è una parte fondamentale della filosofia marxista, che mostra come lo sviluppo avvenga attraverso una serie di contraddizioni—come forze opposte che interagiscono—che alla fine portano a forme di società nuove e più avanzate. Ad esempio, i conflitti tra le classi sociali possono creare le condizioni per una trasformazione sociale, dando vita a una nuova forma di società. Invece di vedere il progresso come un percorso semplice e diretto, questo approccio lo vede come un movimento avanti e indietro, in cui il vecchio viene sostituito dal nuovo in un processo complesso.
Comprendere la “negazione della negazione”
Il concetto di negazione della negazione proviene originariamente da Hegel, ma Marx ed Engels lo hanno adattato alla loro visione materialista. In termini semplici, la dialettica è un modo per comprendere il cambiamento come una lotta tra opposti. Inizialmente, c’è una situazione (chiamata tesi). Questa tesi viene poi messa in discussione da qualcosa che la contrasta (l’antitesi). Ad esempio, immagina una società che si basa su metodi agricoli tradizionali (tesi). Le persone iniziano a chiedere una produzione più efficiente, il che porta allo sviluppo di tecniche agricole industriali (antitesi). Da questo scontro può emergere un nuovo approccio (la sintesi), che combina aspetti dei metodi tradizionali, come la sostenibilità, con nuove tecnologie per migliorare la produttività. Questo processo di tesi, antitesi e sintesi continua a ripetersi, creando cicli di cambiamento, in cui ogni sintesi alla fine diventa una nuova tesi che dovrà affrontare la propria negazione.
Per spiegare questo concetto, Engels fa l’esempio di un chicco d’orzo nel suo libro Anti-Dühring. Il chicco (tesi) viene piantato nel terreno, dove cresce ma viene anche distrutto nella sua forma originale (negato). Tuttavia, da questa distruzione, cresce una nuova pianta, che alla fine produce molti chicchi d’orzo (una nuova sintesi, la negazione della negazione). Quindi, il chicco originale non viene semplicemente distrutto; viene trasformato in qualcosa di migliore, mostrando come il cambiamento comporti sia la distruzione che la costruzione.
Questo processo ci aiuta a comprendere come il cambiamento funzioni in modo dialettico. Non si tratta solo di distruggere qualcosa di vecchio, ma di trasformarlo in qualcosa di nuovo e migliore. Possiamo vedere questo sia in natura che nella società: lo sviluppo significa superare il vecchio mantenendo e migliorando alcuni dei suoi aspetti utili. La dialettica, quindi, ci mostra che il progresso non è un viaggio semplice e a senso unico, ma una serie di passaggi che si costruiscono l’uno sull’altro, ogni fase influenzata dal passato e che pone le basi per il futuro.
Marx ha applicato questa idea alla sua analisi del cambiamento sociale, soprattutto nello sviluppo dei diversi sistemi sociali. Ad esempio, la società schiavista romana è stata alla fine sostituita (negata) quando è crollata, dando origine alla società feudale. Anche il feudalesimo aveva delle contraddizioni che hanno portato alla sua negazione: l’ascesa del capitalismo. Questa trasformazione non era lineare o predeterminata; invece, è stata modellata dai conflitti e dalle contraddizioni all’interno di ogni sistema. Nel sistema feudale, le rigide strutture di classe hanno creato tensioni, consentendo alla fine a una nuova classe sociale, la borghesia, di sfidare l’ordine antico, portando a cambiamenti rivoluzionari.
Il ruolo della contraddizione
Un’idea centrale nella negazione della negazione è il ruolo della contraddizione. Nella dialettica, le contraddizioni non sono solo incidenti o problemi che accadono a un sistema; sono parte del sistema stesso. Ogni fase dello sviluppo ha delle contraddizioni che alla fine portano alla sua negazione. In altre parole, il cambiamento avviene a causa delle tensioni e dei conflitti tra le diverse parti di un sistema.
Prendiamo l’esempio della proprietà privata nel capitalismo. Il capitalismo ha sostituito il sistema feudale creando un nuovo tipo di economia basata sulla proprietà privata e sul lavoro salariato. Questo cambiamento ha comportato la sottrazione delle terre ai contadini (recinzioni) e la loro trasformazione in proprietà privata, creando un nuovo tipo di organizzazione economica. Tuttavia, il capitalismo stesso ha delle contraddizioni—come il crescente divario tra ricchi e poveri—che lo rendono instabile e preparano il terreno per cambiamenti rivoluzionari che potrebbero sostituirlo con un nuovo sistema sociale, come il socialismo.
Marx ne parla in Il Capitale, Volume I quando descrive il processo di accumulazione originaria. L’accumulazione originaria è stato un processo storico in cui i modi di vita pre-capitalisti sono stati distrutti e si sono create le condizioni per il capitalismo. Ciò è avvenuto principalmente attraverso la sottrazione delle terre ai contadini, come nel caso delle Enclosures in Inghilterra, che ha costretto molte persone a lasciare le terre comuni e a diventare lavoratori salariati, creando una classe lavoratrice che non aveva altra scelta che vendere la propria forza lavoro. Le contraddizioni all’interno del capitalismo—come il conflitto tra i lavoratori, che producono la ricchezza, e i capitalisti, che ne possiedono e traggono profitto—alla fine diventano troppo intense, portando alla necessità di un cambiamento.
Queste contraddizioni si manifestano in diversi modi: crisi economiche, sovrapproduzione, disoccupazione e il divario tra ciò che la società produce e come vengono distribuiti i benefici. Questi problemi non sono semplicemente errori; fanno parte del funzionamento del capitalismo. Lo stesso sistema che crea ricchezza crea anche disuguaglianza e crisi. Nel tempo, la classe lavoratrice diventa più consapevole del suo potere collettivo e della natura ingiusta del sistema, il che prepara il terreno per il cambiamento—negando il capitalismo e passando al socialismo.
Superare le visioni semplificate della negazione
La negazione della negazione non è solo un semplice ciclo di superamento e trasformazione. È un processo complesso che comporta sia il mantenimento che il miglioramento di ciò che è venuto prima. Nella teoria marxista, il socialismo non consiste semplicemente nel tornare a una società precedente come il comunismo primitivo. Invece, è un sistema più avanzato che risolve i problemi del capitalismo mantenendo i progressi fatti sotto il capitalismo, come l’aumento della produttività e i progressi tecnologici.
Engels parla anche di come la natura segua queste leggi dialettiche nel suo lavoro “Dialettica della Natura”. Egli spiega che la crescita e la decadenza in natura portano a nuove forme, che sono qualitativamente diverse da quelle che le hanno precedute. Questa idea riflette il carattere a spirale dello sviluppo dialettico, in cui ogni fase si costruisce su quella precedente ma a un livello più alto. Questa metafora della spirale ci aiuta a capire che la storia, pur ripetendo a volte schemi simili, lo fa in modo più sviluppato e avanzato, integrando le lezioni e le contraddizioni delle fasi precedenti.
Ad esempio, il passaggio dal capitalismo al socialismo non consiste semplicemente nel annullare il capitalismo. Invece, si tratta di andare avanti verso una società che si basa su ciò che il capitalismo ha sviluppato—come la tecnologia e la produttività—ma senza lo sfruttamento. La negazione della negazione, in questo senso, significa rifiutare gli aspetti negativi del vecchio sistema utilizzando al contempo i suoi contributi positivi per creare qualcosa di migliore. Il socialismo mira a trasformare la proprietà privata in proprietà collettiva, mantenendo la potenza produttiva del capitalismo ma utilizzandola a beneficio di tutti.
Critiche e rilevanza contemporanea
Alcuni critici, tra cui post-strutturalisti e marxisti analitici, pensano che l’idea della negazione della negazione sia troppo deterministica. Sostengono che rischi di semplificare eccessivamente i cambiamenti sociali trattandoli come leggi meccaniche. Mettono in guardia contro la visione del progresso storico come inevitabile o preordinato dalla logica dialettica. Tuttavia, Marx ed Engels non hanno mai suggerito che la storia si sviluppi in modo rigido e predeterminato. Invece, vedevano la negazione della negazione come una tendenza nei modi in cui avvengono i cambiamenti sociali—un modo utile per comprendere la possibile direzione delle trasformazioni sociali basate sulle condizioni materiali e sulle lotte di classe.
Nel mondo di oggi, l’idea della negazione della negazione ci aiuta ancora a comprendere i movimenti contro i sistemi capitalistici. Ciò è particolarmente vero in luoghi come il Sud del mondo o nei sistemi economici alternativi emergenti, come quelli promossi dai BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Ad esempio, le nazioni BRICS hanno creato le proprie banche di sviluppo per sfidare il dominio finanziario occidentale e promuovere l’indipendenza economica regionale. Questi movimenti cercano di creare alternative all’attuale modello capitalistico sfidando le strutture di potere esistenti e promuovendo una cooperazione economica che non sia controllata dagli interessi capitalistici occidentali. Gli sforzi dei BRICS possono essere visti come possibili negazioni dell’ordine capitalistico globale, ognuno dei quali offre nuove possibilità per relazioni sociali che si concentrano sulla cooperazione e sullo sviluppo locale. Tuttavia, il successo di questi sforzi dipende dall’equilibrio delle forze di classe, dall’indipendenza economica e da altri fattori storici.
Possiamo anche vedere la negazione della negazione nell’ascesa dei modelli economici cooperativi, nell’attenzione alla sostenibilità e nella spinta al benessere sociale in molte parti del mondo. Questi sforzi rappresentano tentativi di superare le contraddizioni del capitalismo neoliberista, che ha portato a disuguaglianza economica, danni ambientali e disconnessione sociale. La crescita delle cooperative di lavoratori, dei trust comunitari della terra e di altre forme di proprietà collettiva è un tentativo di sostituire la produzione capitalistica con qualcosa di più equo e sostenibile.
La pandemia di COVID-19 ha anche evidenziato le contraddizioni del capitalismo globale, mostrando la fragilità delle catene di approvvigionamento, i problemi della sanità privatizzata e le profonde disuguaglianze tra e all’interno delle nazioni. In risposta, ci sono state richieste di migliori sistemi sanitari pubblici, una distribuzione più equa delle risorse e una ripensamento delle dipendenze economiche globali. Queste risposte fanno parte del processo dialettico di negazione: sfidare il sistema capitalistico esistente e suggerire una nuova sintesi che si concentri sul benessere umano piuttosto che sul profitto.
Insomma, la terza legge della dialettica materialista, la negazione della negazione, ci aiuta a comprendere come lo sviluppo sociale sia dinamico e in costante cambiamento. Non è un processo semplice o meccanico, ma un processo complesso e contraddittorio che porta a nuove forme di società. Esaminando come ogni fase della storia sia negata e costruita su quella precedente, la teoria marxista ci offre un potente strumento per comprendere l’inevitabilità della trasformazione sociale basata sulle condizioni materiali.
Questo concetto ci incoraggia a guardare più a fondo nelle strutture sociali, vedendo non solo ciò che esiste ma anche i semi della sua trasformazione. È attraverso questo movimento dialettico—il processo continuo di negazione e sviluppo—che la società può muoversi verso un vero cambiamento. Il progresso, secondo questa teoria, non è un percorso rettilineo ma un viaggio tortuoso, pieno di conflitti e balzi in avanti, con l’obiettivo finale di creare un mondo più giusto ed equo.
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