PENSARE CON LA PROPRIA TESTA, OVVERO PENSARE IL PENSATO
“Qualcuno, durante una discussione, mi ha detto: “Ho deciso che ho raggiunto l’età in cui devo pensare con la mia testa”. Ciò mi ha spinto ad interrogarmi sul senso di una frase del genere. Anche perché è sempre molto difficile saper distinguere colui che pensa veramente con la propria testa da chi non lo fa.
Per Descartes, per esempio, cominciare a pensare con la propria testa ha significato fare come se egli fosse stato il primo a pensare. Pensare con la propria testa ha avuto per lui il senso di buttare a mare tutti quelli che hanno pensato prima di lui e che ancora continuavano a pensare. Il suo proprio pensiero deriva dalla decisione di mettere da parte tutta la conoscenza acquisita prima che prendesse questa decisione. Ma questo ci riporta anche al fatto che ai fini del sapere, se non si conosce un settore con una certa completezza, il proprio pensiero non può pretendere ad alcuna originalità. Ma ciò vuol dire anche che non è facile capire quanto non sia già stato pensato da altri.
Pensare con la propria testa, però, può voler dire anche giungere a conoscenze già note, ma per proprio conto.
Solo pensando il già pensato è possibile sperare di dar vita ad un nuovo pensiero.”di Maurizio Bisogno
Questo articolo di propone di rispondere alle seguenti domante:
Qual è la differenza tra pensiero personale e pensiero universale?
Nella nostra vita quotidiana ci serviamo maggiormente di pensiero universale o di pensiero particolare?
Dunque l’universalità ha a che fare con la verità oppure con il riconoscimento della verità?
Un pensiero particolare è anche un pensiero originale?
Ma in fondo perché è importante capire se un’idea è particolare o universale?
Solo pensando il già pensato è possibile sperare di dar vita ad un nuovo pensiero.
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