Siamo sospesi a un attimo fuggente

Nepal e il terremoto.

Il problema dei terremoti è il problema della morte, anche se sotto una forma più impressionante. Siamo tutti mortali, sia noi che stiamo qui a guardare sia quelli che ne sono rimasti vittime.

Certamente può aiutarci il conoscere le cause dei terremoti, ma solo nel senso che, essendo un fenomeno meno ignoto, non ne abbiamo una paura irrazionale.

Tuttavia, visto che praticamente i terremoti accadono dappertutto, anche se in certe aree con più frequenza o più intensità, siamo tutti più o meno esposti a questa possibile catastrofe.

Là dove non trema la terra, e i venti non si scontrano fra loro con gran fragore di nubi, gli incendi non devastano regioni e città, non c’è la paura dei naufragi che inghiottono intere flotte, non ci sono eserciti schierati sotto bandiere nemiche e molte migliaia di soldati pronti a sterminarsi a vicenda con uguale furore, non c’è la pestilenza, né ci sono i roghi comuni su cui bruciano insieme cadaveri di popoli che cadono”.

Dov’è questo posto?

Se guardi al nostro pianeta a volo d’uccello, certamente non si tratta della terra. Non della vita su questa terra. Insomma, la morte è la stessa quale che ne siano le cause e noi possiamo morire per cause molto meno potenti che un terremoto.

Meditare sulla morte ci insegna a viverla senza paura, ad andarle incontro a testa alta, sia se i macigni ci cadono addosso per un terremoto, sia se siamo colpiti da una malattia, sia se siamo troppo vecchi per continuare.

La paura della morte impoverisce e tormenta solo coloro che sono ancora vivi, e allora tocca a costoro farsi forza contro di essa, considerando anche quanto dice Seneca: “Il tempo scorre e ci lascia avidissimi di sé: non è mio, né quello che è passato né quello che verrà: sono sospeso a un attimo fuggente, ed è già tanto che abbia avuto un minimo di durata.” QN, VI 325-12