Il concetto di libertà stoica
Prima di parlare della posizione stoica, vorrei fare un paio di osservazioni su Eschilo e sulla proairesi. Spesso i protagonisti delle tragedie di Eschilo si trovano di fronte a delle alternative e giungono a una decisione. Il tema della decisione attraversa tutta la trilogia dell’Orestea, lo troviamo nelle Supplici, nell’Agammenone. Queste situazioni “biforcute” sono come la chiave di lettura principale delle tragedie di Eschilo il quale sembra voler affermare che l’essenza dell’agire umano sta nella decisione. I termini greci per ‘decisione’ sono airesis e proairesis. Il concetto della decisione è alla base di importanti dottrine filosofiche. [A questo proposito consiglio di consultare l’opera di Bruno Snell, La cultura greca e le origini del pensiero europeo]
Ma veniamo all’oggetto di questo breve articolo. La regola fondamentale che attraversa tutto lo stoicismo di Epitteto si basa sulla Proairesi [προαίρεσις], termine che viene tradotto con ‘scelta’, ‘scopo morale’, ma anche ‘ragione’. Questo concetto fu elaborato estensivamente da Aristotele che, come farà poi anche Epitteto, lo adotta come idea centrale della sua etica. La ragione, applicando il discernimento, la diaresis, deve arrivare a separare ciò che dipende da noi, ciò che è in nostro potere, da ciò che non dipende da noi. Questa regola è molto semplice da enunciare ma è molto difficile da applicare e non avrebbe alcun valore se non fossimo in grado di integrarla nella nostra vita.
Facciamo un paio di esempi. Se una donna è bella, la sua beltà non dipende da noi; se il mare è in tempesta o fa bonaccia, questo neanche dipende da noi. Il desiderio, invece, di quella donna bella, dipende da noi, così come le reazioni e le emozioni di fronte al mare calmo o in burrasca dipendono da noi.
La vita come noi la esperiamo ci pone di fronte a dilemmi o a dolori, a insoddisfazioni, sentimenti di smarrimento e esitazioni, a gioia, entusiasmi e delusioni; siamo tristi o ci tormentiamo per persone e cose. Ma se non avessimo nulla di tutto questo, forse che ci preoccuperemmo di questioni filosofiche e psicologiche?
Il principio con cui abbiamo aperto questa comunicazione, si pone anche come domanda sulla libertà; che senso ha la ragione se non abbiamo un margine d’azione in cui esperire e realizzare la libertà?
La libertà si pone sempre in relazione, se non in contrapposizione, a regole. Siano esse di origine divina o naturali, le libertà dell’uomo deve confrontarsi con leggi e limiti esteriori. Ma possiamo parlare di libertà senza che ci siano delle ragioni dietro l’agire? Epitteto si pone la domanda in questo modo: come si distingue l’agire libero dal folle? Se i desideri, se la volontà stessa è sradicata dalle ragioni, siamo di fronte a una condizione di pazzia; i voleri e i desideri arbitrari sono una vera e propria disgrazia.
Chi vive in uno Stato o in una città e ne rispetta le leggi, viene considerato un buon cittadino. D’altro canto, se si vuole imparare un’arte si parte dalle regole, dalle tecniche e leggi di quell’arte. Allora, Epitteto, si chiede: perché le cose starebbero diversamente quando si considera l’arte di essere liberi?
La vera libertà consiste nell’accettare e nel volere in linea con le leggi naturali, “L’istruzione consiste nell’imparare ad allineare la nostra volontà con il modo in cui le cose si manifestano”. Essere liberi di volere, allora vuol dire accettare che le cose siano così come sono, anzi, vuol dire volerle nel loro modo di essere. Facciamo un altro esempio: se sei un genitore e te ne lamenti, allora non sei libero; la tua prigione, infatti, consiste proprio nell’essere ciò che non vuoi essere. Ma, visto che sei un genitore, tu conquisterai la tua libertà nel momento in cui vorrai esserlo. Tu vuoi ciò che sei, quindi sei libero.
Ecco allora che ritorniamo al punto di partenza e il cerchio si chiude: devi sapere distinguere ciò che dipende da te da ciò che non è in tuo potere. Ciò significa anche che dovresti apprezzare la qualità che hai e che consiste in questo: sei forte abbastanza da sopravvivere a ciò che non è in tuo potere. Tu sei responsabile solo di ciò che è in tuo potere: usando la ragione allinea la volontà con la realtà; la tua responsabilità risiede nel come vedi le cose, cioè nell’uso che fai delle impressioni.
Le passioni si nutrono di impressioni: più forti sono queste ultime più le tue passioni si infiammano. Come Hume ribadirà secoli dopo, anche se è attraverso i sensi che noi riceviamo le impressioni, tuttavia, la ragione non può interferire direttamente sull’agire, ma deve per forza passare attraverso le emozioni. Quindi, solo lavorando sull’asse impressioni-emozioni-passioni riusciremo ad attivare l’agire che riteniamo razionale e in linea con la natura, non con la follia.