La doppiezza di Socrate

Il Socrate di Platone è una tigre che si erge sulla dottrina selvaggia secondo cui se non superi i rigidi esami di Socrate sulla conoscenza non puoi essere un uomo buono. Aggiungi a questa l’altra tesi, altrettanto feroce, secondo cui se hai la conoscenza non puoi evitare di essere buono e di agire come un uomo buono dovrebbe agire di fronte a qualsiasi tensione o pressione emotiva, e hai delineato il vangelo di Socrate: la nostra anima è la sola cosa che vale la pena salvare e c’è solo un modo per salvarla: acquisire la conoscenza.

Ma quest’uomo che professa di non sapere, come può diffondere la conoscenza che deve rendere l’uomo buono e salvargli l’anima se egli stesso non la possiede? Platone nell’Apologia ci dice che Socrate è il più saggio degli uomini perché egli non ritiene di avere la conoscenza mentre gli altri credono di sapere ciò che in realtà non sanno.

Come può essere che sia lo stesso uomo colui che afferma che nessun può essere buono senza la conoscenza e dice anche che egli non sa nulla? Non solo, ma Socrate agisce in contraddizione con la sua “professione di fede”, infatti, la sua attività principale consiste nel confutare. L’elenchus, ovvero la tecnica dialettica di Socrate, è semplicemente ostile: Uno dice A ed egli ti mostra che A implica B e B implica C; quindi gli viene chiesto: “Ma poc’anzi non avevi affermato D?” “E non vedi come C contraddice D?”. A questo punto Socrate lo abbandona col suo argomento ormai fatto a pezzi senza dirgli quale parte di esso potrebbe essere salvata. Dov’è andato a finire il Socrate che dovrebbe predicare il suo vangelo?

L’Apologia è la rappresentazione del paradosso Socrate. Ci presenta Socrate come colui per il quale la cura dell’anima è la cosa più importante al mondo e che la sua missione nella vita è quella di mostrare agli altri questa verità. Ma, nel contempo, se uno va all’Agorà scopre che lo stesso uomo che fa capanno con un gruppo di persone non dice nulla della salvezza dell’anima e non si preoccupa affatto di migliorare l’anima del suo interlocutore; vediamo quel Socrate intento a disputare con suo interlocutore, mettendolo continuamente all’angolo, fino a che diventa chiaro a tutti gli astanti che la sua affermazione di sapere questo o quello è ridicolmente falsa. Questo è il paradosso Socrate.

Se restate con me, vedremo che una via d’uscita da questo paradosso esiste e può essere descritta.