Le nostre paure e come affrontarle

Ci sono eventi e cose che ci fanno paura e quando si presentano nella nostra esperienza, il nostro corpo reagisce prima che noi possiamo pensarci. La paura è un’emozione che non si fa ignorare. Qui però si inserisce il nostro lavoro di esseri umani. L’emozione accade dentro di noi, non fuori di noi. Le cose e gli eventi fuori di noi non hanno emozioni. Allora il tuo primo compito è quello di vagliare la fondatezza della tue paure. Ma anche se la paura è fondata, ti tocca respingerla con la forza d’animo. Creare il distacco dalle cose e dalle persone: cosa puoi mai temere se non hai nulla da perdere? Se ti metti nella posizione di chi ha qualcosa da perdere, i tuoi timori ritorneranno sempre o la tua sarà una continua lotta per difendere le cose a cui sei più attaccato. Se ami il lusso, temerai la povertà.

Seguendo la tradizione stoica, dobbiamo intendere la paura come qualcosa che è dentro di noi, è originata nelle nostre percezioni, ci appartiene; proprio per questo dobbiamo poter essere in grado di liberarcene, di essere liberi di scartarla. Le sensazioni e le emozioni sono generate dall’interno di noi stessi. Seneca scrive in una delle sue lettere a Lucilio: “quando è sfidato, il valore si moltiplica” concludendo la riflessione sugli attacchi della fortuna a cui siamo soggetti, a cui resistiamo, contro cui ci riprendiamo balzando in avanti, da cui non ci lasciamo abbattere.

Se poi abbiamo un modello davanti a noi, qualcuno che noi ammiriamo veramente, teniamolo presente per seguire il suo esempio nei momenti di dubbio, di difficoltà, di ansia per il presente o il futuro. Come dice Seneca, senza una squadra non riuscirai a raddrizzare ciò che è storto. Se pensi per esempio a Socrate, non credi che il suo atteggiamento di fronte alla morte sia esemplare? Noi abbiamo bisogno di eroi, perché tutti noi possiamo esserlo nella nostra modesta esistenza. Ma questo vale anche per aspetti molto più pratici. Se vuoi essere un professionista di valore ti aiuterà molto individuarne uno che ha già queste caratteristiche e che ti guiderà con il suo esempio, che ti darà una metro di paragone, appunto, una squadra. E non si tratta nemmeno di ottenere gli stessi risultati del tuo modello, ma di studiarlo a fondo per capire quanto esso ti possa insegnare. Non si tratta di diventare Socrate, ma di imparare da lui il significato della morte.

Mettiamo che tu non voglia più tentare qualcosa in cui hai fallito in precedenza, potresti pensare all’insegnamento di Marco Aurelio che dice: ricordati di questo principio ogni qualvolta qualcosa minaccia di procurarti dolore e delusione, e cioè che l’evento in sé non è sfortunato; la fortuna sta nell’aver resistito e nell’essere sopravvissuto a quello. In questo modo, la tua sfortuna si rivela un’opportunità di imparare dalla vita, di fare meglio, di essere preparato e tentare di nuovo. Se non commetti errori, non progredisci.

Inoltre, non dimentichiamoci che, nel ponderare e affrontare le nostre paure e gli eventi dolorosi, noi traiamo grande beneficio dalle buone letture a patto che seguiamo il consiglio di Epitteto: “Non dire semplicemente di aver letto dei libri. Dimostra che attraverso questi hai imparato a pensare meglio, sei diventato una persona più riflessiva ed esigente. I libri sono esercizi per la mente…”

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